Recensione "Il Cavaliere D'Inverno"
"Il Cavaliere d'inverno" o meglio, "Il Cavaliere di Bronzo" , è stato la mia prima fonte di calore nel mese più freddo dell'anno, Gennaio.
La mia è stata una vera e propria lettura in simbiosi, una di quelle letture che come si suol dire ti tengono incollata alle pagine.
In questi casi leggere diviene vera e propria linfa vitale, nutrimento per mente, anima e corpo.
Ed ecco che, nel momento in cui gli impegni quotidiani ci richiamano insistentemente alla realtà, inizia a scorrere il cronometro, che determina il tempo d'attesa tra ciò che è dovere e il piacere del ricongiungimento letterario.
In ogni momento della giornata fremevo dalla voglia di rituffarmi in questa narrazione, dal sapore dolce/amaro, così drammatica e struggente ma al contempo meravigliosa e saziante.
Provo una certa difficoltà infatti nel definire a parole questo romanzo, poiché considero indefinibile la potenza di ciò che esso rappresenta.
Và dritto al cuore e proprio per questo motivo, gli spetta di diritto un posto tra i miei favoriti!
Come spiegare ciò che lega i due protagonisti?
L'amore tra Tatiana e Alexander è...
È Leningrado.
È passeggiare nel Giardino d'estate e lungo la Neva, quando la città non dorme, durante le Notti Bianche.
È inverno gelido.
È rinuncia, segreto inconfessabile, ma fiducia, pura speranza, spinta intrinseca, fonte di vita.
È culmine di gioia, è Lazarevo, luogo idilliaco, piccolo angolo di paradiso.
È eternità nella sua immensa tragicità.
È un paradosso.
Un amore che nasce quasi in un giorno qualunque, sotto il sole di giugno, ma in Unione Sovietica, in una Russia comunista e nel contesto di un conflitto ai suoi albori: la seconda guerra mondiale, con i suoi orrori annessi, la fame, la carestia, il freddo, la malattia, la morte.
Con quale maestria l'autrice descrive gli scenari, i personaggi, i sentimenti, le relazioni umane, le situazioni.
A mio avviso, tale lettura richiede un approccio diretto, quali trame? Quali recensioni? Ho già detto troppo!!
È tutto da scoprire.
Apro una parentesi:
Primo di una saga composta da tre volumi, a distanza di vent'anni circa, dalla sua pubblicazione, "Il Cavaliere d'inverno" è oggetto di grandi aspettative e forte dibattito, i fanatici del romanzo storico infatti, si limitano a definirlo un semplice romanzo rosa travestito e tendono inoltre ad accentuarne le tipiche caratteristiche, quasi ridicolizzandolo e tal volta definendolo banale.
D'altro canto numerosi, sono gli apprezzamenti ad esso attribuiti, ma ciò che tengo a precisare è che al di là del parere comune, della vasta gamma di opinioni, del più che lecito giudizio soggettivo e del genere a cui esso è associato, credo che come ogni romanzo, meriti una possibilità.
Saró di parte?
Forse, ma sfatiamo il mito che i romanzi rosa siano per forza destinati ad una categoria di persone circoscritta, al solo genere femminile ad esempio, o ancora alle cosiddette romantiche ad hoc.
Certamente, i gusti sono gusti e su questo non ci piove, ma ho come la sensazione che per qualcuno siano considerate letture di serie B o addirittura "robaccia" tanto da utilizzare il termine "Harmony" come paragone evidentemente dispregiativo.
Perché denigrare in questo modo un genere letterario?
E soprattutto, che avete contro l'amore?
Non è forse alla base di tutti i rapporti umani?
Grazie per chi è arrivato sino alla fine!✨
-phi.books
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