Recensione "La mia croce è ad Hammamet"

Forse un uomo, forse un ragazzo, forse un bambino. In una cella, in compagnia solo di alcuni libri. Forse sogna, forse ricorda, forse immagina completamente la vita di un ragazzino, figlio di una donna francese e di un arabo che non ha mai conosciuto, ripercorrendo con lui i cammini della sua esistenza, tra Hammamet, e la Francia tra gli anni '20 e gli anni '40. Insieme scopriranno la vita, la morte, il Dio del Libro, il Dio del Verbo. Insieme scopriranno di non essere solamente ciò che è visibile.


Iniziando questa mia ultima lettura a fine dicembre, non avrei mai pensato di metterci così tanto, e alla fine così poco, per terminarla. Posso dire di non averla trovata affatto pesante, ma fra un impegno e l'altro, circa una settimana fa non avevo neanche toccato la metà della storia.
Con la mente libera e la voglia di continuare il romanzo, mi sono sentita così coinvolta da finirlo in poco meno di due giorni.

Anche se la lettura della prima parte è durata molto di più, ammetto di averla trovata molto liscia e priva di colpi di scena, mentre dal momento in cui viene introdotto il filo narrativo che ricopre la vita di Henri, la storia mi ha catturata molto di più.

È davvero molto evidente il contrasto fra queste due realtà: la prima in cui il lettore ha la possibilità di entrare nei pensieri e nel monologo interiore della figura in cella (della quale si scoprirà poi l'identità) e la seconda, dedicata alla vita e ai ricordi di Henri.

Proprio grazie a quest'ultima la storia diventa più movimentata e coinvolgente ed introduce l'argomento saliente : la guerra.

Il giovane Henri, arrivato da anni in Francia, decide di arruolarsi per dei solidi motivi. Conosce così fatti, persone e pensieri che condizioneranno il suo futuro.
Ed è proprio qui che il giovane soldato tira fuori le sue riflessioni, sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male, sulla giustizia e sull'ingiustizia.

Nei momenti di tensione, si percepiscono al meglio le emozioni dei personaggi e il clima angosciante regna sovrano nei momenti della guerra.
Oltre a questi, avremmo anche dei momenti di felicità e spensieratezza, che forniscono al lettore un vero senso di leggerezza.

Infine, ho davvero apprezzato molto lo stile con cui il romanzo è stato scritto, il registro linguistico non è troppo semplice ma ben composto e le riflessioni che offre questa storia non sono mai scontate. 

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