Recensione "Gli occhi di Alice Gray"

1612. In una mattina fredda e nebbiosa, mentre il vento spazza le verdi colline del Lancashire, una giovane donna corre nei boschi, con una lettera stretta in pugno. Per Fleetwood, signora della maestosa tenuta di Gawthorpe Hall, quel foglio significa una sola cosa: tradimento. Dopo tre aborti, aspetta di nuovo un figlio dal marito Richard, e il suo più grande desiderio è dargli finalmente un erede. Almeno finché, tra le carte del marito, non ha scoperto quella lettera, che non avrebbe mai dovuto vedere: mesi prima il medico lo aveva avvisato dei rischi fatali di un’altra gravidanza. Come ha potuto Richard nasconderle un’informazione così importante? Avere un erede è davvero l’unica cosa che conti per lui? Ferita dall’uomo che ama, Fleetwood non sa che in quel bosco si imbatterà ben presto in una singolare alleata: Alice Gray, una misteriosa ragazza dagli occhi d’ambra, che conosce i segreti delle erbe e l’arte delle levatrici. Un legame sempre più stretto le unisce, finché intorno a Alice cominciano a circolare strane voci: perché si aggira di notte nei boschi e fa strani riti con gli animali selvatici? E se fosse davvero una strega, come altre donne del villaggio? Eppure Fleetwood sente che l’unica colpa di Alice è essere una ragazza povera e superstiziosa, e così decide di rischiare tutto per salvarla. Anche se questo significa opporsi al marito e alla sua cerchia. Perché in un’epoca di accuse e sospetti, essere donna è il rischio maggiore…

"The Familiars" letteralmente "I Famigli" titolo originale de "Gli occhi di Alice Gray" di Stacey Halls, come previsto, è un signor esordio!
La storia infatti è coinvolgente sin dal principio.
Pur essendo un'opera di fantasia, trova origine da fatti realmente accaduti, nello specifico, dal famoso processo alle streghe di Pendle Hill (Lancashire, Inghilterra, 1612).

Tale processo, divenuto alquanto noto per la quantità delle vittime coinvolte e accusate di praticare la stregoneria e di intrattenere un rapporto col Diavolo, cela al suo interno un mistero.
Mistero dal quale l'autrice, giocando di fantasia, ha trovato ispirazione per creare il disegno della sua storia.

La maggior parte dei personaggi sono realmente esistiti, a partire dalle due protagoniste, Alice Gray, una ragazza dalle umili origini accusata di stregoneria dalla società dell'epoca e Fleetwood Shuttleworth, signora della maestosa tenuta di Gawthorpe Hall.
La loro profonda amicizia però, non è storicamente documentata, tantomeno il ruolo di Fleetwood nelle assise.

Stacey Halls tramite la narrazione ci offre una fotografia di una zona rurale Inglese, dei primi anni del 1600, dominata dall'analfabetismo, dall'ignoranza, dalla supremazia maschile e dalla superstizione.

Questo contesto, è reso estremamente reale dall'autrice, che non ha timore di mostrarci le problematiche dell'epoca.

Al contempo, veniamo stuzzicati, sin dall'inizio, da elementi ed eventi alquanto singolari e a dir poco mistici, sino a non farci comprendere, nel corso della lettura, se queste donne possiedano effettivamente una sorta di potere e lasciandoci in balia di molti punti interrogativi che personalmente, mi hanno portato a divorare le pagine.
Del resto, una volpe rossa dagli occhi ambrati, appare sempre davanti agli occhi di Fleetwood.

Mentre leggiamo i quesiti predominanti quindi sono:
Queste donne misteriose accusate di stregoneria sono o non sono delle streghe? È semplice superstizione, o vi è qualcosa di più?

Non disperate, l'autrice ci offre la sua risposta, anche se a mio parere, non rinuncia ad insinuare il dubbio...

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