Recensione "Eliza"
Eliza non conosce niente della sua storia, non possiede nulla, neanche un cognome. Si definisce figlia di nessuno e vive la sua vita con rassegnazione, consapevole di essere solo un “oggetto” di proprietà del re, che la disprezza e la maltratta senza un apparente motivo.
L’unica che le mostra un po' d’affetto è la sua balia e lei sembra ormai essersi arresa alla sua vita di violenza e ingiustizie. Fino a quando, dopo l’ennesima umiliazione e l’ennesima ferita causata da uno stupido capriccio del re, capisce che perfino la morte sarebbe meglio di quell’esistenza dolorosa e vuota e finalmente si ribella. Moribonda, viene salvata da un ambasciatore e da lì comincia il suo percorso all’esterno del castello. Eliza è finalmente libera, ma ancora in pericolo e soprattutto ancora succube degli orrori del suo passato, che non possono essere cancellati così in fretta.
Dovrà ancora passarne tante per ottenere il rispetto da parte degli altri ma soprattutto di se stessa e per riuscire a fidarsi e ad aprirsi all’amore. Eppure proprio quando si sta abituando alla sua nuova vita, i tormenti tornano con piacevoli colpi di scena che movimentano il racconto: il re sa che lei è ancora viva e scatenerà una guerra pur di riappropriarsi di quella che considera solo come una proprietà.
La narrazione in prima persona, unita alle descrizioni dettagliate delle giornate di Eliza e a numerosi flashback dei suoi ricordi, ci aiuta ad immedesimarci nella sua vita e devo ammettere che la parte iniziale è quella che ho apprezzato di più, perchè è riuscita a trasportarmi fino a farmi provare pietà nei confronti della protagonista e a fare il tifo per lei.
Lo stile di scrittura è un pò lento per i miei gusti e non mi ha permesso di leggere il libro tutto d’un fiato, ma rende alla perfezione la situazione opprimente e il senso di angoscia che Eliza prova, anche una volta fuori dal castello, perchè sa che tutto quello che ha passato potrebbe ritornare e le descrizioni ti fanno immergere nel racconto visualizzando l’universo creato dall’autrice nei minimi dettagli.
Continuando la lettura osserviamo il cambiamento di Eliza, che avviene lentamente e non senza ricadute nelle sue vecchie abitudini e modi di pensare.
Eliza passa da essere una vittima, una martire all’eroina della sua storia, anche se i capitoli finali ci lasciano con una nota amara, la stessa che pervade l’intero racconto, come a testimonianza del fatto che la vita è ingiusta dal primo all’ultimo momento.
Ecco, questa sensazione (del tutto personale!) è ciò che mi è piaciuto di meno, dato che nei libri cerco sempre messaggi positivi e di speranza, il lieto fine che spesso manca alla realtà, invece questa storia mi ha dato l’impressione di avere una visione estremamente pessimistica della vita che viene presentata solitaria e dura, in cui la felicità sembra irraggiungibile. Ma d’altronde, per i temi che vengono trattati, non poteva essere altrimenti, anche se mi piace sognare un finale diverso per Eliza dopo tutte le sue sofferenze!
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