Recensione "Due morti e quattro cadaveri"

Nella comunità Amish di Lakewood il tempo sembra essersi fermato a un secolo fa. Oltre le porte del fienile ci sono sei corpi appesi a testa in giù ad una trave. 
Una sera di febbraio, alle porte del villaggio, si presentano due individui in finanziera e panciotto che sostengono di essere Sherlock Holmes e John Watson, sbucati chissà come dalle pagine di vecchi romanzi. Questa è una storia in cui ciò che sembra più strano, ha in realtà un preciso senso logico, e pian piano tutto prende forma. 
Un solo dettaglio è chiaro fin dall’inizio: quelli appesi alla trave sono due morti e quattro cadaveri. 

Riportandomi a "Quattro indagini per un detective" di Arthur Conan Doyle, con protagonisti Holmes e Watson, questa storia mi ha davvero colpita.
Partirei dicendo che adoro il genere giallo, e vedendolo unito per la prima volta al contesto Amish, sono rimasta davvero strabiliata.

La storie è ben intrecciata e la lettura non si è mai dimostrata noiosa, e vi strizzerete il cervello per capire chi è l'assassino!

Lo stile è molto scorrevole e con un tocco di vintage (stiamo comunque parlando di Holmes e Watson nel ventunesimo secolo!), e facendo una somma dei momenti di lettura totali, avrò letto il tutto in un paio d'ore. 

Nella parte finale, ho apprezzato molto la spiegazione che illustra al meglio come sia possibile la presenza di Holmes e Watson nei nostri giorni. In quelle poche pagine, la maggior parte dei dubbi che avevo fin dall'inizio ha finalmente ricevuto risposta, lasciando così una conclusione senza garbugli.

Durante il racconto, vengono sparsi pochi ma importanti dettagli che aiuteranno ad individuare l'assassino. Proprio quest'ultimo, è avvolto nel mistero più totale e la lettura diventa un vero e proprio gioco di ricerca, fra dettagli ed indizi difficili da mettere insieme e che porteranno ad un finale sorprendente ed inaspettato.
 

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